Seleziona il metodo di pagamento
Informazioni personali

Informazioni carta di credito
Questo è un pagamento sicuro crittografato SSL.

Termini

Totale della donazione: €10,00

Seleziona il metodo di pagamento
Informazioni personali

Informazioni carta di credito
Questo è un pagamento sicuro crittografato SSL.

Termini

Totale della donazione: €10,00

La voce degli esperti

I chiaroscuri del dialogo.

Il Prof. Sergio Tramma interviene alla Human week 2024 sul tema delle asimmetrie educative.

A cura della redazione di Fondazione Asilo Mariuccia

Il dialogo, parola che risuona spesso nelle conversazioni quotidiane e nei dibattiti pubblici, appare come una sorta di panacea, un rimedio universale che promette soluzioni a conflitti e tensioni. Eppure, dietro questa patina di positività quasi indiscutibile, si celano delle ombre, delle contraddizioni, che meritano di essere esplorate con maggiore attenzione. Questo è stato il focus dell'incontro "I chiaroscuri del dialogo", tenutosi lo scorso 3 ottobre 2024 in occasione della Human Week, dove alla voce del Professor Sergio Tramma, già professore ordinario di pedagogia generale e sociale all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, si sono unite quelle di: Rosella Blumetti, Membro del direttivo nazionale della Associazione Genitori CGD con Renata Averna, Docente di Scuola Secondaria con esperienza in Ufficio Scolastico Regionale; Raffaella Fantuzzi, Coordinatrice di comunità FAM; Emanuela Comi, Responsabile FAM del polo di Porto Valtravaglia; Melina Scalise, curatrice d’arte.

Il dialogo e il mito della soluzione globale

Negli anni '90, con la caduta del Muro di Berlino e la fine della Guerra Fredda, molti immaginavano che la storia fosse entrata in una nuova fase: un’era in cui le tensioni tra le nazioni sarebbero state risolte attraverso il dialogo, superando il vecchio schema del conflitto.

Volantino dell'evento Human Week 2024

Questo sogno sembrava a portata di mano, alimentato dall’ottimismo della globalizzazione, che prometteva di livellare le differenze e avvicinare le culture. Tuttavia, come ha sottolineato il professor Sergio Tramma, la realtà ha presto disatteso queste speranze. In un mondo oggi segnato da conflitti che paiono irrisolvibili, ci si rende conto di quanto sia assente proprio quella dimensione del dialogo che sembrava la via d’uscita. La globalizzazione, anziché realizzare l'armonia sperata, ha portato con sé profonde contraddizioni. La gestione dei flussi migratori ne è un esempio evidente: teoricamente il dialogo dovrebbe essere lo strumento per facilitare l'incontro tra culture diverse, eppure, in pratica, prevalgono le politiche di esclusione. Lo "straniero" è spesso percepito come una minaccia, piuttosto che come una risorsa con cui instaurare un confronto. In questo scenario, il dialogo si trasforma in un concetto ideale, continuamente proclamato ma raramente attuato.

Le micro-relazioni: un terreno fertile per il dialogo o un campo minato?

Se a livello globale sembra mancare la dimensione del dialogo, nelle micro-relazioni quotidiane si può trovare un terreno più fertile, ma non meno complesso. Tramma ha spostato l'attenzione su quelle relazioni che toccano la nostra vita più intima e personale: il rapporto genitori-figli, insegnanti-studenti, e più in generale il legame tra educatori e educati. È in questi contesti che il dialogo viene auspicato come strumento fondamentale per orientare i percorsi di vita, per educare e socializzare. Tramma mette in guardia dalla facile retorica del dialogo come panacea. Se da un lato lo si considera una risorsa imprescindibile, dall'altro ci si trova di fronte a una tensione insanabile. Se il dialogo presuppone una certa parità tra i soggetti coinvolti, come può essere davvero paritario il rapporto tra chi educa e chi è educato? L’educatore detiene un sapere e un’esperienza che l’educando non ha, e questa asimmetria non può essere ignorata. Al contempo, però, spetta all’educatore il compito di ridurre questa distanza, di avvicinare l’altro fino a renderlo capace di dialogare da pari.

Il dialogo come concetto "Re Mida"

Una delle intuizioni più potenti di Tramma riguarda il concetto di "parola Re Mida". Così come il re della mitologia trasformava in oro tutto ciò che toccava, allo stesso modo parole come "dialogo", "empowerment" e "resilienza" sono state elevate a concetti intoccabili, carichi di un valore positivo indiscutibile. Il problema, avverte Tramma, è che questa sacralizzazione rischia di svuotare di significato il concetto stesso di dialogo. Lo si ripete così spesso, lo si dà così per scontato, che si finisce per non riflettere più su che cosa significhi davvero e su come possa effettivamente funzionare. Ragionare sui "fondamentali" del dialogo, come suggerisce Tramma, significa andare oltre la superficie e riconoscere le sue complessità, i suoi limiti. Significa ammettere che il dialogo non è una soluzione automatica, che non sempre è la via migliore per risolvere un conflitto o per gestire una relazione. E, soprattutto, significa non confondere il dialogo con la semplice negoziazione o adattamento. Il dialogo richiede uno sforzo autentico, una volontà di confronto, che non può essere ridotta a una forma di addestramento o a un accordo di facciata.

Tra sogno e realtà

Infine, il dialogo non può essere un'idea astratta, lontana dalla concretezza della vita quotidiana. Quando parliamo di dialogo, parliamo di esseri umani reali, con desideri, bisogni, limiti. Il dialogo avviene sempre in un tempo e in uno spazio specifico, tra persone che non sono mai completamente "pari", ma che portano con sé esperienze, poteri e consapevolezze diverse. Riconoscere questa realtà è il primo passo per evitare di trasformare il dialogo in un feticcio, una parola vuota che non risponde più alle esigenze della vita reale.

Conclusioni

In definitiva, il dialogo non è un traguardo raggiunto una volta per tutte, ma un’arte che va affinata costantemente. Richiede dubbi, riflessioni, ripensamenti. E soprattutto, richiede di essere messo in discussione. Solo così possiamo restituirgli il suo vero valore, evitando che si trasformi in un concetto sterile e privo di efficacia. Nell’educazione, come nelle relazioni quotidiane e nei conflitti globali, il dialogo rimane un’aspirazione potente. Ma come ci ricorda Tramma, non possiamo darlo per scontato: il dialogo va coltivato, alimentato, e, soprattutto, interrogato.