Il tasso di povertà in Italia sta salendo. La crisi, l’onda lunga della Pandemia e le incertezze sul domani pesano sulla vita dei cittadini. Secondo i dati diffusi oggi da Eurostat sono 11,84 milioni le persone che vivono al di sotto o sulla soglia della povertà, con un reddito inferiore al 60% di quello medio disponibile; persone che non possono permettersi molti beni materiali che per tutti gli altri sono scontati (generi alimentari, vestiti, oggettistica per la scuola…), che non possono accedere a servizi a pagamento, che devono rinunciare alle cure, anche quelle essenziali.
Il dato ancora più allarmante è che oltre un quarto dei bambini sotto i sei anni in Italia vive in famiglie povere o a rischio povertà. Si tratta di 667000 bambini (un aumento di ben 7000 unità rispetto all’anno scorso).
Questi dati devono interpellare le nostre coscienze ma, soprattutto spingerci ad agire per la tutela delle fasce più deboli della popolazione.
Uno Paese ricco è un paese in cui nessuno resta indietro. Un paese ricco è un luogo in cui ciascuno sia in grado di pensare che la sofferenza dell’altro è la sofferenza di tutti.
Asilo Mariuccia da oltre un secolo si prende cura dei meno fortunati e dei bambini in difficoltà. Leggere questi dati ci spinge a fare ancora di più e meglio per il bene di coloro che ci vengono affidati.
VITE IN DIFFICOLTA'
Marta* lavora. Marta si alza presto la mattina, prepara la colazione per se stessa e per sua figlia, l’aiuta a vestirsi, rassetta la casa come può e poi prende la sua piccola e corre veloce per le strade di Milano. Va al nido, lascia la sua piccola alle educatrici e scappa a lavoro. Marta sa che vedrà sua figlia questa sera alle 19:00, per fortuna sua madre l’aiuta, andrà lei al nido alle 16:00.
Marta lavora, eppure è povera. Vive sull’orlo di quel baratro che divide quelli che ce la fanno da quelli che non ci riescono più.
È una questione di equilibri precari. Marta si sente così, si sente un’equilibrista su un filo, teso su quel baratro. Per ora ce la fa. Per ora riesce a fare quadrare tutto, con l’aiuto di sua madre e di suo padre (che però stanno diventando sempre più anziani), con l’aiuto del suo ex marito (che però ha un lavoro precario e Dio solo sa se tra tre mesi potrà ancora pagare gli alimenti).
Però basta un soffio di vento per andare giù. Basta un mal di denti, basta un piccolo incidente, basta una malattia da niente che non le permetta di fare gli straordinari. Basta poco.
Marta è povera perché nonostante tutti gli sforzi può permettersi a malapena l’essenziale e a volte deve chiedere aiuto anche per avere quello. Perché vorrebbe portare sua figlia in piscina d’estate e al villaggio di Babbo Natale d’inverno ma non può. È povera perché sono mesi che non si permette nemmeno di guardare le vetrine dei negozi perché anche lo sfizio di quella maglietta carina, che la farebbe sentire così bene, è un desiderio che non può permettersi. Marta è povere perché le piaceva andare ai concerti ma non ci va più da anni, perché le piaceva andare in montagna ma ormai non si ricorda nemmeno cosa vuol dire avere un giorno solo per sé.
Quando leggiamo i dati Eurostat che parlano di undici milioni di persone che rischiano di cadere nella povertà o che ci sono già dentro facciamo fatica a capire di cosa si parla. La povertà rischia di essere un concetto astratto, privo di dimensione. Marta non è un concetto. Marta è fatica, impegno e dedizioni. Ma anche sconfitta.
Perché è troppo semplice pensare al povero come a “quello che non lavora” o stereotiparlo nelle vesti dell’emaciato bambino africano. Il povero è qui; tra noi e ha la nostra stessa faccia, fa il nostro lavoro, vive le nostre fatiche.
Quando i dati statistici parlano di 667000 bambini che vivono in famiglie povere o a rischio di povertà stiamo parlando del bambino che siede nella stessa classe dei nostri figli ma che non andrà a vedere il prossimo film dei Minion, che non avrà tanti regali a Natale ma solo uno, che non potrà raccontare della vacanza al mare.
I dati a volte sono freddi, possono essere usati peri dire tutto e il contrario di tutto. I volti e i racconti no. Quelli sono persone vere, con bisogni veri.
I cittadini davanti a questi sono chiamati a fermarsi, a riflettere e a non chiudere gli occhi. Sarebbe fin troppo semplice pensare che il povero in qualche modo se lo è meritato, che paga il conto di scelte sbagliate, che davanti a un bivio della vita ha preso la strada sbagliata. Sarebbe facile e anche consolatorio: ci mette a riparo soprattutto dalla paura di passare dall’altra parte. Noi non siamo sull’orlo del precipizio, noi non camminiamo sul filo. Almeno per ora.
* nome di fantasia
Fonte: https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2022/08/24/eurostat-cresce-rischio-poverta-in-italia-201-nel-2021_5f47a96e-12f3-4a1c-82f2-b26748fdf2b7.html