Una Palestra per i nostri ragazzi: lo sport come aiuto all'autoidentificazione

Fin dalla sua fondazione nel 1902, l’Asilo Mariuccia si prefigge lo scopo di promuovere attraverso la formazione e il lavoro la crescita e il benessere fisico e psicologico dei minori e delle mamme accolte, mirando alla loro integrazione sociale e all’inserimento lavorativo.

A Porto Valtravaglia gestiamo 2 comunità dove ci prendiamo cura di ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni. In qualche caso, le permanenze all’interno della struttura possono continuare oltre il compimento della maggiore età, in virtù della concessione del proseguo amministrativo fino al 21° anno e in vista dell’inserimento nel servizio di alloggio per l'autonomia per il raggiungimento di un’autonomia piena e reale.
 

Gestiamo anche 4 alloggi per l’autonomia rivolti ai giovani di età compresa tra i 17 anni e i 21 anni (con possibilità di accogliere fino ai 25 anni in presenza di particolari esigenze educative debitamente ponderate, valutate e autorizzate). Dal punto di vista educativo, la necessità da cui nascono gli alloggi è quella di garantire percorsi ed esperienze di “pre-autonomia”, in contesti protetti e strutturati. 

La peculiarità del Polo di Porto Valtravaglia è il laboratorio di educazione al lavoro. È un progetto nato nel 2001 per permettere agli adolescenti di confrontarsi, in maniera protetta ed educativamente strutturata, con il mondo del lavoro.

L’obiettivo del nostro laboratorio è quello di educare i minori ad un atteggiamento comportamentale corretto in ambito lavorativo: immaginiamo il laboratorio come una “palestra” strutturata per consentire loro di comprendere il comportamento da mantenere in un luogo di lavoro, interiorizzare le regole, sviluppare capacità manuali e lavorative, incentivare la capacità auto organizzativa e rafforzare l’autostima. 

Nel nostro Polo di Porto Valtravaglia, ci occupiamo di minori in difficoltà tra i 14 e i 18 anni: con problematiche familiari, minori extracomunitari senza possibilità di sostentamento e minori provenienti dal circuito penale.

I minori stranieri non accompagnati si trovano nel nostro Paese senza riferimenti familiari che possano offrire loro accoglienza e supporto. Sono presi in carico dai servizi sociali territoriali che li collocano in strutture di accoglienza come le nostre. Portano con sé le fatiche di un precoce distacco dal contesto familiare e culturale di provenienza e, spesso, di viaggi della speranza che li hanno esposti a gravi traumi. Nella maggior parte dei casi hanno la necessità di rendersi autonomi entro la maggiore età, quando cioè saranno chiamati a “cavarsela” da soli all’interno del contesto sociale italiano. 

I loro percorsi sono spesso contraddistinti dalla necessità di apprendere una nuova lingua, una nuova cultura, di acquisire un titolo di studio e di costruire delle esperienze di inserimento lavorativo che consentiranno loro di rendersi autonomi dopo il periodo di permanenza in comunità. 

Alcuni dei nostri ospiti, invece, hanno alle spalle esperienze familiari traumatiche connotate da vissuti di violenza, trascuratezza e/o grave incuria che hanno portato il Tribunale per i Minorenni a decretare il loro allontanamento dal contesto familiare. Anche in questi casi i nostri giovani ospiti necessitano di essere accompagnati in un percorso di rielaborazione del trauma e ricostruzione di nuovi equilibri di vita.

I giovani provenienti dal circuito penale, invece, si sono già misurati con esperienze di devianza che il sistema giudiziario ha riconosciuto e sanzionato. Il sistema giuridico italiano prevede per loro una presa in carico e la predisposizione di progetti nell’ambito di misure penali finalizzate all’inclusione sociale, con obiettivi educativi/riparativi e di responsabilizzazione.

Dopo una prima fase di inserimento, per ogni minore viene stilato un progetto educativo individualizzato con l’identificazione di obiettivi da raggiungere a seguito di un’analisi dei bisogni di ciascuno. 

Tenuto conto della giovane età dei nostri ospiti, i progetti educativi prevedono sempre attività formative, siano esse scolastiche e/o di accompagnamento all’inserimento nel mondo del lavoro. 

Tuttavia, alcuni degli aspetti più critici e faticosi da affrontare riguardano l’interiorizzazione di comportamenti sociali corretti, il raggiungimento di una sufficiente autostima e l’inserimento in una rete sociale sana e supportiva. 

Per queste ragioni FAM ritiene particolarmente utile implementare gli strumenti che consentano di lavorare su queste criticità.

Riteniamo che la pratica sportiva possa essere un valente alleato in tal senso, soprattutto tenendo conto del fatto che sovente i ragazzi nostri ospiti per ragioni culturali, economiche e sociali non sono avvezzi a questo strumento che, come è ormai universalmente riconosciuto, porta benefici su più livelli.

Il Ministero della Salute, richiamando anche le indicazioni dell’OMS, ricorda che l’attività fisica nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza 


  • è necessaria allo sviluppo osteo-muscolare
  • contribuisce allo sviluppo di un apparato cardiovascolare sano
  • contribuisce ad aumentare le capacità di apprendimento e il livello di autostima
  • rappresenta un valido strumento di aggregazione sociale
  • associata a una corretta alimentazione diminuisce il rischio di obesità infantile e di malattie croniche.

 

Del resto, i benefici della pratica sportiva per i minori che vivono particolari situazioni di difficoltà è testimoniato anche dal recentissimo protocollo sottoscritto dal Tribunale per i Minorenni di Milano e dal CONI. Nel documento si richiama il fatto che lo sport veicola principi di lealtà, correttezza, non violenza e non discriminazione. Consente di sperimentare comportamenti rispettosi di sé, dell’altro e dei contesti in cui si esercita l’attività sportiva. Favorisce l’autostima e offre possibilità evolutive alternative ai circuiti devianti rappresentando un ambito di inserimento e reinserimento sociale.

Se il protocollo suddetto è specificamente finalizzato ai minori in carico al sistema giudiziario, possiamo tuttavia ritenere che tutti i giovani, ed in particolare coloro che vivono situazioni di disagio e di difficoltà, possano trarre gli stessi benefici dalla pratica sportiva.

 Per queste ragioni, la nostra Fondazione ha deciso di investire nella ristrutturazione della palestra annessa ad una delle strutture del Polo di Porto Valtravaglia.

 

N.B.: Brevissima descrizione della condizione attuale e degli interventi previsti