Ecco per converso il concetto di analfabeta funzionale (e, nell’attuale società dell’informazione, anche analfabeta funzionale digitale), ossia persone istruite che sanno leggere e scrivere ma non sanno comprendere e interpretare la realtà che li circonda e le informazioni a cui sono esposti, non riescono a compilare una domanda di lavoro o a interagire con strumenti e tecnologie digitali e comunicative per raggiungere i propri obiettivi e lo sviluppo della propria comunità.
Con la pandemia si è tornati a parlare di digital divide o divario digitale, rendendo evidente come la difficoltà di accesso alle tecnologie informatiche abbia una causa culturale ed economico, e soprattutto produce un divario culturale ed economico ancora più ampio nel momento in cui, per esempio, non si riesca a partecipare attivamente alla vita scolastica in caso di didattica a distanza.
“Istruzione di qualità equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti” è uno degli obiettivi, il 4°, dell’Agenda 2030 ed è un fattore abilitante anche per il raggiungimento degli altri obiettivi. Numerose ricerche hanno dimostrato e quantificato la correlazione tra analfabetismo funzionale, produttività, errori ed incidenti, e propensione agli studi scientifici e sviluppo economico.
Appare evidente la necessità di aumentare il numero di laureati in materie scientifiche. E se la presenza degli uomini è già consistente, quella delle donne è molto limitata (c’è uno stereotipo da abbattere … ).
Interessanti alcune stime di Banca d’Italia relative al nostro Paese:il costo della mancanza di integrazione delle donne raggiunge circa il 7% del PIL.
Una massiccia partecipazione delle donne può essere intesa come una condizione necessaria ad affrontare la sfida imposta dalla transizione energetica verso un’economia low carbon. Infatti, se pensiamo agli obiettivi di sostenibilità e di decarbonizzazione fissati dall’Agenda 2030, per raggiungerli servirebbe una maggiore partecipazione a percorsi educativi STEM –dall'inglese Science, Technology, Engineering and Mathematics. Avere più individui nella scienza, ci garantisce più capitale umano per affrontare le sfide tecnologico-scientifiche del futuro, per esempio realizzando brevetti per l’energia pulita e di quelli per le tecnologie trasversali, che aiutano il sistema energetico a diventare più flessibile e a sfruttare le sinergie tra settori correlati. Avere più donne e giovani e quindi diversità, è poi un elemento essenziale nella scienza: riuscire a osservare un problema da prospettive differenti, aumenta la possibilità di trovare soluzioni, tanto che la diversità di un gruppo di persone risulta importante come e più delle abilità individuali: gli inglesi la definiscono wisdom of crowd.
Concludendo: nella vita non dobbiamo mai smettere di imparare, l’educazione è quella scelta che facciamo quando la nostra curiosità ci spinge a volerne sapere di più a tutte le età. Iniziando magari dallo SPID per chi già non lo avesse attivato!